Nella sua ultima fase artistica comparvero innumerevoli esseri fantastici, non più appartenenti al mondo arcaico degli anni precedenti, con i quali Willi Baumeister rielaborò la propria caratteristica forma di astrazione, trovando altre nuove forme espressive. In diversi quadri, così come nella serigrafia, di cui si occupò con intensità, incluse nuovamente numerosi temi e problemi formali della sua precedente attività creativa. L'opera di Baumeister negli anni dal 1950 al 1955 è pertanto più sfaccettata che mai.
Retrospettiva ed evoluzione
Sebbene Baumeister avesse in questa fase poco più di 60 anni, la sua opera matura si presenta come una sorta di testamento. Nelle opere create dopo il 1950 combinò diverse correnti, sviluppi ed idee in nuove creazioni visive; un motivo importante di ciò fu che, con una nuova libertà artistica e nell'ambiente di rinnovamento che regnava tra gli artisti in Germania e in Europa, verificò e reinterpretò determinati aspetti con il fine di sincerarsi del proprio punto di osservazione e del proprio ruolo come rappresentante dell'arte astratta.
Si occupò del motivo del muro, del rilievo e del non figurativo sin dal 1919, dell' arcaicità e delle culture straniere, del simbolo e del segno dal 1931, della metamorfosi e dei paesaggi di figure sempre dai primi anni '30 e delle velature dal 1935. Tutti essi, così come i temi ideogramma (dal 1936), Africa (dal 1942) e Gilgamesh (dal 1943), ricoprirono anche in questa fase un ruolo centrale, così come le tecniche di pettinatura e frottage (entrambe a partire dal 1943-44) e l'introduzione dello sfondo di sabbia, dal 1923.
Questi esempi mostrano i riferimenti, a volte liberi, che Baumeister fa alle sue stesse opere. Inoltre si esercitò particolarmente nella nuova tecnica della serigrafia artistica, che seppe utilizzare efficacemente per i propri fini.
Il lavoro di trasmissione è riconoscibile soprattutto in Safer 5 (1954) e nei quadri di Han-i del 1955, in cui sono chiari i riferimenti alla pittura rupestre o agli ideogrammi, che ricordano l'arte asiatica. Entrambi furono motivi fondamentali di Baumeister dopo la sua destituzione dalla cattedra di Francoforte nel 1933. L'assialità relativamente rigida dei lavori di Han-i consente tuttavia di individuare riferimenti anche alle pitture murali dal 1920 al 1924. Magia rupestre (1953) ricorda le pitture con velature del 1941, ma non sarebbe concepibile con il suo tratto potente senza il ciclo di disegni del 1943.
Passo a passo verso i mondi dell'incomprensibile
Sin dalla metà degli anni Trenta, Baumeister si era addentrato gradualmente nella profondità, verso i primordi della creazione, della forma artistica, degli impulsi umani. Non per nulla il suo libro apparso nel 1947 aveva come titolo Das Unbekannte in der Kunst (L'ignoto nell'arte). Questo ignoto possedeva per lui innumerevoli volti e forme di espressione e non lo abbandonò mai più. Tra il 1935 e 1945 aveva dato diversi nomi all'ignoto: corridore, Humbaba, Africa... Ora, al loro posto disponeva forme, colori, movimenti e rumori.
Mare, notte, fantasmi, folletti furono sin dal 1950 temi fondamentali nelle sue opere, tutti i quali trattano, seppure in modo diverso, situazioni primordiali e forze sconosciute. Tuttavia le opere di Baumeister non evocano oppressione, non sono infatti motivi del timore ma dell'incomprensibile, che può anche essere affascinante. Il mare e la notte ( Alga marina, 1950 - Notturno, 1953) sono per lui elementi creativi, mentre fantasmi e folletti (in francese: Lutins) si presentano come grati compagni.
Un secondo passo nel mondo dell'ignoto è rappresentato dalle metamorfosi; un motivo sfiorato da Baumeister già nel 1938-39 con i quadri di Eidos, apparsi contemporaneamente agli ideogrammi. Ora lo portò invece a compimento, mediante l'unione di crescita e calligrafia; eliminò tutti i riferimenti alla figuratività e mantenne soltanto strutture di tessuti e reti simili a caratteri, che ricordano il sistema nervoso. Gli elementi di altri quadri astratti, come Figura in movimento, 1952, ricordano invece pitture rupestri, ma soprattutto batteri o spermatozoidi, che gradualmente si uniscono a strutture superiori, alla continua ricerca di un ordine stabile.
Cosmo nero e bianco
Introdusse una forma completamente nuova dell'idea di positivo e negativo, a cui si interessava da un ventennio, con le serie Montaru e Monturi, apparse tra il 1953 e il 1955 e comprendenti rispettivamente 56 e 16 opere, principalmente in grande formato. Con quest'ultimo grande gruppo di opere, a cui appartengono anche i quadri di ARU (si veda sotto), Baumeister si addentrò in un mondo che aveva esplorato per l'ultima volta negli anni Trenta: quello delle grandi superfici nere.
Si insinuava già nei fantasmi del 1952: la figura principale, identificabile come tale solamente sulla base di zampe e antenne da insetto, oltre che di minuscole orbite oculari, iniziò poco a poco ad espandersi sulla superficie, sovrapponendosi a tutto il resto. I Montaru appaiono come buchi neri cosmici: minacciosi e al contempo magicamente attraenti. Difficilmente ci si sottrae al loro fascino, tanto più che Baumeister non abbandonò in alcun modo la luminosa policromia di altre opere, ma aggiunse forti contrasti cromatici ai bordi delle superfici nere. Nacquero così pitture che ricordano angeli neri di una sfera sconosciuta, che attraggono senza suscitare timore.
Nei quadri Monturi è presente lo stesso contrappunto delle piccole superfici colorate e delle grandi superfici nere che già contraddistingue i Montaru, del medesimo periodo; affini a questi ultimi dal punto di vista compositivo, sono però dominati da una grande superficie bianca. Con questi due gruppi di opere Baumeister volle trasmettere i due lati del cosmo, chiaro e scuro, con due campi energetici, uno nero che, come l'energia, tutto attrae, e l'altro bianco che, come il sole, tutto cede.
Nomi sonori
Mano a mano che Baumeister si addentrava in un mondo imperscrutabile, i consueti titoli dei quadri persero la loro funzione, per cui al loro posto impiegò spesso denominazioni sonore, a sottolineare l'intenzione dell'opera. Nel caso delle due serie precedentemente menzionate, il tono scuro dei quadri neri era dato dall'uso della -u, mentre i titoli dei quadri chiari terminavano con una limpida -i. Questa onomatopea si ritrova in diverse opere, come Notturno, Bluxao e Kessaua, oltre che nel suo ultimo grande gruppo di opere, ARU.
Le ultime opere
ARU rappresenta la prosecuzione del concetto dei Montaru: Baumeister riprese una rappresentazione ancor più correlata alla figura e diede al nero forme che ricordano braccia e gambe, con le quali esso poté avanzare più saldamente sulla superficie del quadro ( Aru 2, 1955). Contenne in parte il contrasto cromatico, fino alla sua completa cancellazione ( ARU blu scuro, 1955). Tuttavia anche qui Baumeister lasciò un tocco di speranza, come in Aru con giallo (1955), in cui i colori luminosi si sono impadroniti di metà del quadro e sembrano incalzare sempre più il nero.
Anche con una tale quantità di nero non è però possibile attribuire a Baumeister un'indole pessimista; fu infatti un eterno ottimista, sia dal punto di vista umano che artistico. Diversi lavori, del periodo dei quadri Montaru ed ARU, mostrano il lato allegro e positivo della sua opera, come già avvenuto al termine della Seconda Guerra Mondiale. Ne è un indizio solamente il fatto che in questa fase abbia rinunciato quasi del tutto all'uso di pesanti colori terrosi. Quadri come Omaggio a Hieronymus Bosch (1953), Farfalla bianca (1955) e Bluxao (1955) proseguono la leggerezza di molte opere successive al 1944, con i loro elementi fluttuanti e dai colori vivaci.
Come in quasi tutte le sue fasi artistiche, anche qui le sue opere sono contrassegnate dal concetto di tesi ed antitesi. Come sempre rielaborava da diversi lati un problema formale o tema, trovava diversi approcci e risposte, non si fermava mai, non si riteneva mai soddisfatto. In questo processo abbandonò alcuni aspetti, per poi riprenderli in momenti successivi. Cercò sempre di dare forma all' incomprensibile. Non è dato sapere quanto fosse vicino all' ignoto nell'arte nella tarda estate del 1955; tuttavia le opere di quest'ultima fase artistica mostrano, così come molte delle sue dichiarazioni degli ultimi anni, che vi si fosse notevolmente avvicinato rispetto al passato.