I disegni di Willi Baumeister, con circa 2.300 opere note, sono tanto numerosi come i suoi dipinti; tuttavia,solo poche delle sue prime realizzazioni sono state conservate, in quanto molte opere sono state distrutte successivamente dall'artista stesso.
Diversamente da molti altri artisti, i disegni giunti fino a noi di Baumeister solo in rari casi sono da considerare come preparatori di dipinti, i cui schizzi, infatti, venivano generalmente realizzati direttamente sulla tela o sul cartoncino. La creazione di abbozzi sarebbe inoltre stata in contrasto con l'idea di Baumeister di un continuo processo creativo durante il lavoro artistico. Alcuni disegni devono invece essere considerati come appunti a ricordo o a dimostrazione di un processo pittorico già terminato. In ogni caso, la maggior parte dei disegni di Baumeister, come egli stesso ebbe occasione di formulare nel 1942, possono sostituire perfettamente un quadro terminato.
In merito alle tecniche è preponderante il disegno con carboncino, gesso o matita, mentre è raro l'impiego di colori a pastello, matite colorate o guazzo. Per questo motivo i disegni monocromatici sono in numero notevolmente superiore rispetto alle opere a colori, in particolar modo negli anni fino al 1945, senza tuttavia dimenticare l'uso consapevole di carta colorata.
L'evoluzione artistica di Baumeister come pittore, spesso accompagnata dal cambiamento dei mezzi pittorici utilizzati, viene osservata normalmente anche nei suoi disegni. È interessante notare come a volte l'artista si trovasse a dover tradurre, come ad esempio nel caso delle strutture in rilievo e della matericità delle pitture murali (1919-24), che in parte traspose come collage (ad esempio Testa, 1923).
Più tardi il frottage ed altre tecniche di sfumatura gli offrirono la possibilità di trasferire i colori dei quadri anche alla grafica (vedere più sotto alcuni esempi).
Per Baumeister il dipingere e il disegnare rivestivano un'importanza similare all'interno dell'attività artistica. In un'occasione definì i suoi disegni come il suo maggior tesoro. Vi furono delle fasi in cui si dedicò al disegno e alla stampa grafica con maggiore intensità, durante il periodo della docenza a Francoforte e negli ultimi anni di guerra, fino al 1945; nel primo caso a causa della minore disponibilità di tempo per lavorare al cavalletto, mentre nel secondo periodo fu costretto ad abbandonare la pittura a favore di altre tecniche per la penuria di tele e colori ad olio.
Le vie verso la forma
Già nella prima fase dell'attività artistica di Willi Baumeister, tra il 1911 ed il 1914, numerosi studi di figure nel paesaggio dimostrano il suo interesse per Cézanne. L'elemento spaziale, presente ancora in questa fase, scompare in gran parte a partire al 1918.
I disegni degli anni tra il 1919 ed il 1926 circa presentano gli stessi principi delle pitture murali e dei successivi quadri di macchine: composizioni geometriche da cui emerge uno sforzo costante per definire il motivo tramite la linea e la superficie, e non mediante la corporeità (ad esempio Figura II, 1920 - Astrazione in grigio chiaro, 1927). Accanto ai quadri figurativi compaiono alcuni tentativi in direzione del non rappresentativo (ad esempio Linee, 1920-21). Baumeister invece distrusse, per quanto poté, le opere che mostravano un approccio più plastico alla figura umana.
Dalla costruzione al movimento
Analogamente alla sua evoluzione nella pittura, a partire dal 1926 Baumeister iniziò a superare gradualmente l'immobilità costruttivista che persisteva nelle sue figure sino a quel momento. Tale cambiamento risulta evidente sia dal punto artistico che tematico. Fino a partire degli anni Trenta i suoi lavori furono dominati dai quadri di sport: come espressione formale dei movimenti di giocatori di pallamano e di tennis, di ginnasti, corridori e saltatori, le linee divennero più fluide ed organiche, le composizioni più ricche di movimento e i valori cromatici più sfumati (ad esempio Ginnasta alla sbarra, 1934).
Al contempo l'artista mantiene un elevato grado di astrazione, particolarmente evidente nei disegni di quegli stessi anni, in cui Baumeister si sforza di limitarsi all'essenziale, fino ai più recenti tentativi di relegare quasi completamente la figura umana in secondo piano, dietro alla struttura della superficie. Nei suoi disegni impiega con frequenza le tecniche di sfumatura e tratteggiatura, così come la carta colorata, con il fine di utilizzare i mezzi pittorici in una forma rappresentativa più vivace.
Si fa strada l'ignoto
A partire dall'improvvisa destituzione dall'incarico ricoperto presso la Scuola d'Arte di Francoforte, avvenuta nel 1933, i temi e le forme della sua produzione artistica iniziarono a mutare gradualmente, seppure alcuni disegni realizzati anni dopo mostrino ancora i principi formali del passato (ad esempio Con forme scure, 1938). Questa interruzione forzata dell'attività artistica non impedì tuttavia a Baumeister di continuare a lavorare con ancora maggiore intensità alla produzione di opere grafiche, particolarmente a partire dal 1941, quando iniziarono a scarseggiare colori ad olio e tele. Il divieto di dipingere e di esporre del 1941 fu un altro fattore determinante.
Per l'evoluzione dei disegni di Baumeister fino al 1945 fu fondamentale il suo interesse per i testi arcaici e l'archeologia, che lo affascinarono sempre più e gli consentirono di avanzare nella stesura del manoscritto Das Unbekannte in der Kunst (L'ignoto nell'arte), pubblicato nel 1947. Per questo motivo l'universo tematico dei suoi lavori presenta frequenti riferimenti all'Africa, ma soprattutto alle scene dell'Antico Testamento.
Saul, 1943
Ciò si riflette in numerose serie di illustrazioni, come l'Epopea di Gilgamesh (1943), composta da oltre 200 disegni, il Libro di Ester (1943, 100 fogli circa) o Saul (1943). Con queste rappresentazioni in simil rilievo, con un notevole riferimento alla superficie e in gran parte definite dalla linea, Baumeister si ricollega, in senso formale, direttamente alle sue creazioni del periodo dal 1930 al 1935. Tuttavia, dal punto di vista contenutistico, questi motivi profondi ed oppressivi fanno riferimento alle particolari circostanze del periodo. Nella sua opera pittorica esistono poche corrispondenze con queste illustrazioni.
Eidos, 1939
Giochi africani, 1942-43
Non è questo il caso, ad esempio, dei quadri di Africa, per i quali esistono alcuni disegni a carboncino del 1941 circa. D'altra parte la creazione della vita e le sue metamorfosi, anche con le quali Baumeister si avvicina alle origini, sono temi presenti tra il 1938 ed il 1942, oltre che nei suoi dipinti, anche in numerosi disegni di Eidos.
In tutti questi lavori, l'elemento determinate è il rapporto con la superficie. L'accentuazione del contorno crea una struttura in simil rilievo, mentre l'uso delle sfumature produce effetti quasi pittorici.
L'interazione con la pittura
Crocifissione, 1952
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale nel 1945 e il ritorno all'attività docente a Stoccarda nel 1946, la produzione di disegni si ridusse gradualmente a partire dal 1947.
Humbaba, 1954
I temi predominanti di questi anni, tuttavia, sono spesso in linea con quelli del periodo bellico: figure primitive e giganti, muri di figure e primitive, nonché rappresentazioni in simil rilievo, come Crocifissione, 1952 e Humbaba, 1954. Sul piano tecnico Baumeister rimase inizialmente fedele ai principi sperimentati. Questi lavori sono contraddistinti da sfumature, frottage, carta colorata e contorni marcati, oltre che da un ridotto uso del colore. La sua tavolozza si schiarì almeno in parte, come nel caso dei dipinti, ed alcune composizioni divennero più leggere, come testimoniato dai disegni di Arpe e Figure solari e dall'uso della tecnica del frottage.
Pettinatura con punti, 1955
Negli ultimi anni Willi Baumeister predilesse frequentemente l'uso del colore e del grande formato nei suoi dipinti; entrambe queste evoluzioni si possono osservare anche nel caso dei disegni.
Montaru con gondola, 1954
In numerosi motivi della serie Montaru (1954), caratterizzata da piccole superfici di colori primari raggruppate attorno ad un grande centro scuro, o in diversi disegni di Safer (1953), in tonalità di giallo, si sforzò di trovare un'espressione adeguata al disegno. Ciò si applica in particolar modo anche alla serigrafia dell'ultimo periodo.
Dal disegno al simbolo
È in particolar modo nei disegni di Baumeister dove si manifesta chiaramente la sua concezione dell'immagine come simbolo, per l'intera durata della sua produzione artistica. L'elemento calligrafico, che contraddistingue il disegno rispetto alla pittura, rappresentava per lui una delle grandi chiavi per l'arte. Soprattutto durante il periodo più difficoltoso, in cui aveva accesso a poche altre possibilità di espressione plastica, portò l'analogia tra disegno e simbolo al massimo splendore nelle serie di illustrazioni bibliche. Anche nelle altre fasi della sua opera, grazie alla concentrazione dei mezzi, il disegno gli offrì sempre la possibilità di penetrare nelle leggi dell'arte e dei fenomeni.